Enrico Stropparo è nato a Tezze sul Brenta (Vicenza) nel 1953.
Frequenta l’Istituto Statale d’Arte di Nove.
I suoi primi maestri sono due tra i più autorevoli interpreti della seconda generazione della nuova ceramica vicentina: Alessio Tasca e Pompeo Pianezzola.
Dal 1969 inizia a frequentare il laboratorio di Tasca e nel 1970 si iscrive ai corsi dell’Accademia di Belle Arti di Venezia dove ha per docente, nella sezione scultura, Alberto Viani.
La collaborazione con Tasca lo porta a sperimentazioni che conduce, soprattutto, sul “cotto" da cui trae pannelli modulari. Nel 1972 espone alla Biennale di Venezia e nel 1973 alla Triennale di Milano.Intraprende l’attività di insegnamento che lo vedrà docente a Nove, Venezia, Schio e a partire dal 1974 presso l’I.S.A. di Cittadella.
Conserva tuttora quest’ultimo incarico di Discipline Artistiche.
Nel 1975 consolida i suoi interessi per i materiali più grezzi (argille e refrattari) impastati con ossidi e lavorati a “intarsio".
In questo difficile esercizio tecnico le matrici razionali e estetiche vengono ammorbidite dalle lievi inflessioni della materia e dalle tenue colorazioni affidate unicamente ai toni naturali delle terre. In questa sorta di esplorazione dei limiti della tecnica ceramica, Stropparo conquista evidenti capacità che gli vengono riconosciute con un primo premio alla Fiera di Monaco nel 1982 e con una mostra personale a Trieste.
Le geometrie dei primi lavori si adeguano progressivamente a una sorta di rivisitazione in chiave moderna dei caratteri storici dell’architettura veneziana.
Nelle lastre, infatti, gli elementi filiformi sono, a volte, aggettanti ed evocano le combinazioni strutturali del gotico nella sua fase più matura.
Nel 1983 ottiene il Primo Premio alla Biennale di Reggio Calabria ed espone con A. Tasca.
Negli anni ottanta continua la sua attività espositiva e nel 1987 produce le prime Lastre nere.
Nel 1989 si dedica alla realizzazione di pezzi unici dal forte carattere architettonico.: Porte, Sfere, Altari. Con questi lavori scultorei vince il Premio Faenza al Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte di Faenza del 1989. Un senso decorativo permane anche in questi lavori affidati, sempre più, a una compromissione tra le sue inesauste ricerche di perfezione tecnica e concessioni alle tendenze emergenti di ambito ludico e dissacratorio.
Partecipa alle manifestazioni ceramiche di Santo Stefano di Camastra, Gualdo Tadino, Savona, Castellamonte e viene invitato a “Terre Provocate" (Padova 1991 e Bologna 1992), all’International Exhibition di Ceramic Art di Taiwan (1992) e nello stesso anno all’esposizione Ceramiche Italiane Contemporanee ad Arita-Sigaraki Tokyo.
Negli ultimi anni il suo impegno sembra rallentato, anche se per sua ammissione “continua a meditare sul futuro della ceramica, provocando ancora le terre".
Nel 2006 alla Galleria Dieda a Bassano del Grappa, con titolo “Superfluo”, ha esposto una serie di opere sul tema della ciotola
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