CERAMARTIST
Il meglio della ceramica internazionale
domenica 7 febbraio 2021
Arte Italiana: MOSTRA DI GIAN GENTA A CELLE LIGURE
Arte Italiana: MOSTRA DI GIAN GENTA A CELLE LIGURE: GIAN GENTA In questi primi giorni di fine zona rossa ,il comune di CELLE LIGURE , ha espresso la necessità e l’auspicio di poter vedere ...
lunedì 23 aprile 2012
Khaled Ben Slimane
Di fama internazionale come pittore, ceramista e scultore, Khaled Ben Slimane è nato nel 1951 a Sousse, Tunisia. E 'uno dei maggiori artisti contemporanei in Tunisia e nel mondo arabo le cui creazioni sono state esposte in tutto il mondo.
Da tutte le sue avventure, egli dice: "come ceramista, mi sono reso conto che sette posti mi hanno portato a questa arte e mi hanno iniziata.” E 'come nascere sette volte. "
Una sintesi di Oriente e Occidente, il suo lavoro è stato ispirato dal patrimonio arabo-musulmano e il know-how ancestrale in ceramica. Egli manipola i media, lo spazio e la spiritualità in una vasta gamma di mezzi tra cui ceramica, scultura, pittura. Gioca con grafismo e il suo preferito i colori ocra, blu e oro. Come i maestri di una volta ha incontrato o ha lavorato con quali Miró e Tapies o Yu Fujiwara e Arakawa Toyozo, giapponesi 'tesori nazionali viventi', egli esplora il tempo, l'universo, lo spazio infinito in riutilizzando i modi e materiali tradizionali come tela, il bronzo , legno, carta ...
Alla ricerca del perfetto equilibrio e fragile, il gesto - intenso, ordinato e preciso - scandisce il ritmo interiore dell'artista. La combinazione di materialità e spiritualità in una forma molto contemporaneo, egli trasforma la fisionomia di oggetti tradizionali e semplici in forme indeterminate.
Nel 1990, fu eletto membro dell'Accademia Internazionale della ceramica a Ginevra.
Ha esposto accanto a maestri come Picasso, Miró e Artigas.
Il suo lavoro è parte di numerose collezioni private e pubbliche, come il British Museum, musei di Melbourne e di Rotterdam, le collezioni delle ceramiche di Barcellona, Smithsonian Institution di Washington, Idemitsu-Museo delle Arti di Tokyo, il Museo Benaki di Atene, ecc Khaled Ben Slimane è stato onorato e vinto numerosi premi in Tunisia e all'estero tra cui negli Stati Uniti, Scozia, Grecia, Italia, Jugoslavia.
Il suo lavoro è stato ampiamente distribuito in tutto il mondo ed è stato oggetto di numerose pubblicazioni internazionali, tra cui Artists'Studios ceramica di fama mondiale,
Nel 2010, partecipa a mostre itineranti i tesori delle Culture del Mondo - la collezione del British Museum di Londra - terrà presso il Centro Exposiciones Arte Canal di Madrid e nel Regno dei Vandali al Badisches Landesmuseum di Karlsruhe, in Germania.
Da tutte le sue avventure, egli dice: "come ceramista, mi sono reso conto che sette posti mi hanno portato a questa arte e mi hanno iniziata.” E 'come nascere sette volte. "
Una sintesi di Oriente e Occidente, il suo lavoro è stato ispirato dal patrimonio arabo-musulmano e il know-how ancestrale in ceramica. Egli manipola i media, lo spazio e la spiritualità in una vasta gamma di mezzi tra cui ceramica, scultura, pittura. Gioca con grafismo e il suo preferito i colori ocra, blu e oro. Come i maestri di una volta ha incontrato o ha lavorato con quali Miró e Tapies o Yu Fujiwara e Arakawa Toyozo, giapponesi 'tesori nazionali viventi', egli esplora il tempo, l'universo, lo spazio infinito in riutilizzando i modi e materiali tradizionali come tela, il bronzo , legno, carta ...
Alla ricerca del perfetto equilibrio e fragile, il gesto - intenso, ordinato e preciso - scandisce il ritmo interiore dell'artista. La combinazione di materialità e spiritualità in una forma molto contemporaneo, egli trasforma la fisionomia di oggetti tradizionali e semplici in forme indeterminate.
Nel 1990, fu eletto membro dell'Accademia Internazionale della ceramica a Ginevra.
Ha esposto accanto a maestri come Picasso, Miró e Artigas.
Il suo lavoro è parte di numerose collezioni private e pubbliche, come il British Museum, musei di Melbourne e di Rotterdam, le collezioni delle ceramiche di Barcellona, Smithsonian Institution di Washington, Idemitsu-Museo delle Arti di Tokyo, il Museo Benaki di Atene, ecc Khaled Ben Slimane è stato onorato e vinto numerosi premi in Tunisia e all'estero tra cui negli Stati Uniti, Scozia, Grecia, Italia, Jugoslavia.
Il suo lavoro è stato ampiamente distribuito in tutto il mondo ed è stato oggetto di numerose pubblicazioni internazionali, tra cui Artists'Studios ceramica di fama mondiale,
Nel 2010, partecipa a mostre itineranti i tesori delle Culture del Mondo - la collezione del British Museum di Londra - terrà presso il Centro Exposiciones Arte Canal di Madrid e nel Regno dei Vandali al Badisches Landesmuseum di Karlsruhe, in Germania.
sabato 21 aprile 2012
Stan Welsh
American ceramist and teacher Stan Welsh received his BFA at the Kansas City Art Institute in 1974 and his MFA at the New York State College of Ceramics at Alfred University in 1978. He has taught at San Jose State University, California since 1981. He has received several grants and awards, including an *NEA grant in 1986, a California Arts Council Grant in 1990.
In the 1980s Welsh made large, stylized narrative terracotta head forms with heavy incising and carving filled with brightly colored glazes. His work then became more monochromatic, incorporated other materials and referenced social and political issues. Starting in 2000 Stan began working on a series of heroic terracotta heads (4 or 5 times life scale) that are the most representational work he has done to date. These highly expressive heads with intense facial expressions representing a wide range of human emotions were featured in an exhibition at the Daum Museum in Missouri in 2004. The show was titled "Bay Area Ceramic Sculptors" and included the work of Arthur Gonzalez, Annabeth Rosen, Nancy Selvin and Stan Welsh.
In the 1980s Welsh made large, stylized narrative terracotta head forms with heavy incising and carving filled with brightly colored glazes. His work then became more monochromatic, incorporated other materials and referenced social and political issues. Starting in 2000 Stan began working on a series of heroic terracotta heads (4 or 5 times life scale) that are the most representational work he has done to date. These highly expressive heads with intense facial expressions representing a wide range of human emotions were featured in an exhibition at the Daum Museum in Missouri in 2004. The show was titled "Bay Area Ceramic Sculptors" and included the work of Arthur Gonzalez, Annabeth Rosen, Nancy Selvin and Stan Welsh.
giovedì 19 aprile 2012
Gian Genta
Gian Genta 68 anni è nato Savona dove risiede.
Autodidatta, si dichiara impegnato nel rifiutare ogni principio accademico, sia per soddisfare la ragione dei suoi errori, sia per non sentirsi strozzato dalla gratitudine verso un qualche
maestro.
Come scrittore nel 2002 esce la sua prima raccolta di immagini e pensieri "Fiori di Ortica" cui dedica la copertina l'amico Giorgio Moiso, nel 2005 il secondo libro in versi ed aforismi
" Passato accanto " la cui copertina, un angelo in camicia di forza, vede l’intervento di Gianni Celano Giannici, artista con cui Gian Genta ha convissuto negli anni 60-70 i migliori
momenti culturali della Albissola di Lam, Fontana, Jorn, Sassu, Rossello, Fabbri, Salino, Siri, Sabatelli, Bonelli, e di tanti altri.
Come ceramista fondamentale è stata la sperimentazione iniziata presso la bottega di Turi d’Albisola e presso gli studi di amici ceramisti che alternativamente lo hanno accolto,per approdare in seguito nell’atelier di Sandro Soravia che generosamente lo ha ospitato per un paio d’anni.
Da qui le sue teste,i suoi busti, le sue figure umane, in ceramica smaltata in diverse cotture, con quei volti che ricalcano quelli di statuette in soluzioni biomorfe e che sono al contempo
critica e visione piena dell'umanità d'oggi.
Una ricerca intimista, palese, un espressionismo non solo formale ma pienamente assimilato e rielaborato secondo parametri di assoluta originalità,un primitivismo forte, talora disturbante e grottesco, ma vivo e profondamente vero, assoluto come si potrebbe definire, nell'essere insieme primi-genio e attuale.
Selezionato alla Biennale di Venezia 2011Padiglione Italia partecipa sia nelle sale del Re in Galleria Vittorio Emanuele a Milano sia nella Sala Nervi di Torino.
Autodidatta, si dichiara impegnato nel rifiutare ogni principio accademico, sia per soddisfare la ragione dei suoi errori, sia per non sentirsi strozzato dalla gratitudine verso un qualche
maestro.
Come scrittore nel 2002 esce la sua prima raccolta di immagini e pensieri "Fiori di Ortica" cui dedica la copertina l'amico Giorgio Moiso, nel 2005 il secondo libro in versi ed aforismi
" Passato accanto " la cui copertina, un angelo in camicia di forza, vede l’intervento di Gianni Celano Giannici, artista con cui Gian Genta ha convissuto negli anni 60-70 i migliori
momenti culturali della Albissola di Lam, Fontana, Jorn, Sassu, Rossello, Fabbri, Salino, Siri, Sabatelli, Bonelli, e di tanti altri.
Come ceramista fondamentale è stata la sperimentazione iniziata presso la bottega di Turi d’Albisola e presso gli studi di amici ceramisti che alternativamente lo hanno accolto,per approdare in seguito nell’atelier di Sandro Soravia che generosamente lo ha ospitato per un paio d’anni.
Da qui le sue teste,i suoi busti, le sue figure umane, in ceramica smaltata in diverse cotture, con quei volti che ricalcano quelli di statuette in soluzioni biomorfe e che sono al contempo
critica e visione piena dell'umanità d'oggi.
Una ricerca intimista, palese, un espressionismo non solo formale ma pienamente assimilato e rielaborato secondo parametri di assoluta originalità,un primitivismo forte, talora disturbante e grottesco, ma vivo e profondamente vero, assoluto come si potrebbe definire, nell'essere insieme primi-genio e attuale.
Selezionato alla Biennale di Venezia 2011Padiglione Italia partecipa sia nelle sale del Re in Galleria Vittorio Emanuele a Milano sia nella Sala Nervi di Torino.
martedì 10 aprile 2012
Appel Karel
Karel Appel nasce ad Amsterdam nel 1921 dove studia alla Accademia D'Arte van Beeldende e nel 1946 esordisce in una collettiva al museo Stedelijk di Amsterdam.
Nello stesso anno tiene la sua prima personale a Groninghen.
Nel 1948 fonda con Constant e Corneille il gruppo "reflex e nello stesso anno, a Bruxelles, con Dotrémont, Corneille, Costant, Pierre Alechinsky e Asger Jorn, il movimento artistico "CoBrA".
Nel 1950 si trasferisce a Parigi dove conosce il critico d'arte Michel Tapiè, promotore dell'Informale, che lo invita a partecipare a numerose mostre.
Nel 1953 è a Bruxelles con una personale al Palais de Beaux Arts e l'anno successivo partecipa alla Biennale di Venezia.
Nel 1954 arriva ad Albisola, per partecipare agli "Incontri" organizzati da Tullio d'Albisola.
Già conoscitore della materia realizza a più riprese durante i suoi soggiorni albisolesi opere di violenta espressività e forte contrasto cromatico.
Nel 1959 partecipa alla Biennale di San Paolo del Brasile, dove ottiene il Premio Internazionale per la Pittura.
Alla Fine degli anni Sessanta torna a vivere in Francia, nei dintorni di Parigi.
In questi anni tiene nemurose personali a Parigi, Amsterdam, Basilea e Bruxelles. e nel 1972 gli viene dedicata un'importante retrospettiva che viaggia tra Stati Uniti e Canada.
Nello stesso anno tiene la sua prima personale a Groninghen.
Nel 1948 fonda con Constant e Corneille il gruppo "reflex e nello stesso anno, a Bruxelles, con Dotrémont, Corneille, Costant, Pierre Alechinsky e Asger Jorn, il movimento artistico "CoBrA".
Nel 1950 si trasferisce a Parigi dove conosce il critico d'arte Michel Tapiè, promotore dell'Informale, che lo invita a partecipare a numerose mostre.
Nel 1953 è a Bruxelles con una personale al Palais de Beaux Arts e l'anno successivo partecipa alla Biennale di Venezia.
Nel 1954 arriva ad Albisola, per partecipare agli "Incontri" organizzati da Tullio d'Albisola.
Già conoscitore della materia realizza a più riprese durante i suoi soggiorni albisolesi opere di violenta espressività e forte contrasto cromatico.
Nel 1959 partecipa alla Biennale di San Paolo del Brasile, dove ottiene il Premio Internazionale per la Pittura.
Alla Fine degli anni Sessanta torna a vivere in Francia, nei dintorni di Parigi.
In questi anni tiene nemurose personali a Parigi, Amsterdam, Basilea e Bruxelles. e nel 1972 gli viene dedicata un'importante retrospettiva che viaggia tra Stati Uniti e Canada.
Aquaviva Giovanni
Magistrato, poeta, pittore, designer e ceramista, Giovanni Acquaviva nasce a Marciana Marina, nell'isola d'Elba, nel 1900.
Come pittore partecipa a numerose Biennali di Venezia e Quadriennali di Roma.
Collabora dall'inizio degli anni Trenta con la manifattura di ceramiche artistiche savonese "C.A.S.", di Bartolomeo Rossi, producendo rare ceramiche, rivoluzionarie sia nelle forme che nei decori, considerate tra le prime ceramiche futuriste realizzate in Italia.
Nel 1934 alcune ceramiche di Giovanni Acquaviva sono esposte alla "I Mostra d'Arte Premio Città di Alassio".
Nel 1938 è presente con un vaso globulare, di ispirazione meccanica, alla mostra romana organizzata dall'"E.N.A.P.I." (Ente Nazionale per l'Artigianato e le Piccole Imprese).
Nel 1932 Giovanni Acquaviva conosce Tullio D'Albisola che nel 1939 lo chiama a collaborare con la fabbrica di maioliche artistiche albisolese "M.G.A." di proprietà della sua famiglia per la quale, nello stesso anno, Acquaviva realizza il famoso servizio da tavola "Vita di Marinetti".
Negli anni Quaranta si dedica alla promulgazione dell'idea futurista redigendo manifesti e organizzando incontri di poesia.
Giovanni Acquaviva muore a Milano nel 1971
Come pittore partecipa a numerose Biennali di Venezia e Quadriennali di Roma.
Collabora dall'inizio degli anni Trenta con la manifattura di ceramiche artistiche savonese "C.A.S.", di Bartolomeo Rossi, producendo rare ceramiche, rivoluzionarie sia nelle forme che nei decori, considerate tra le prime ceramiche futuriste realizzate in Italia.
Nel 1934 alcune ceramiche di Giovanni Acquaviva sono esposte alla "I Mostra d'Arte Premio Città di Alassio".
Nel 1938 è presente con un vaso globulare, di ispirazione meccanica, alla mostra romana organizzata dall'"E.N.A.P.I." (Ente Nazionale per l'Artigianato e le Piccole Imprese).
Nel 1932 Giovanni Acquaviva conosce Tullio D'Albisola che nel 1939 lo chiama a collaborare con la fabbrica di maioliche artistiche albisolese "M.G.A." di proprietà della sua famiglia per la quale, nello stesso anno, Acquaviva realizza il famoso servizio da tavola "Vita di Marinetti".
Negli anni Quaranta si dedica alla promulgazione dell'idea futurista redigendo manifesti e organizzando incontri di poesia.
Giovanni Acquaviva muore a Milano nel 1971
lunedì 9 aprile 2012
Beibe Susana
Argentinian ceramist Susana Beibe studied at the National School of Ceramics from 1966-69 and worked in the studios of ceramist Leo Tavella, sculptors Aurelio Machi and Leo Vinci (b. 1931) and the painter Juan Carlos Distéfano (b. 1933).
She makes stylised figurative sculpture, including torsos and heads, and narrative wall murals and plaques. Her figurative sculpture displays an influence of cubism, while in her ‘Wall’ series, barely discernable human figures appear to merge from the clay.
Artist's Statement
The recurring theme of my work is the human being and his destiny, the search for identity in a world bent on denying it. The various series that I have carried out symbolize fragmented man's search for a place in the world. These heads are witnesses, always on guard and vigilant, always remembering their origins and roots. Fragmented heads become a whole, and show their surprising feelings of fear and trepidation, but also sensitivity and wakefulness - feelings that help to find the path that all human beings tread, dicovering their transience, their place. Heads that point to times experienced in my country of tragedies and persecutions and that help us to work through their memory, leaving behind the pain of so much injured humanity - this search will reveal the mystery of our times and the encounter with the 'new man'. Susana's website:
She makes stylised figurative sculpture, including torsos and heads, and narrative wall murals and plaques. Her figurative sculpture displays an influence of cubism, while in her ‘Wall’ series, barely discernable human figures appear to merge from the clay.
Artist's Statement
The recurring theme of my work is the human being and his destiny, the search for identity in a world bent on denying it. The various series that I have carried out symbolize fragmented man's search for a place in the world. These heads are witnesses, always on guard and vigilant, always remembering their origins and roots. Fragmented heads become a whole, and show their surprising feelings of fear and trepidation, but also sensitivity and wakefulness - feelings that help to find the path that all human beings tread, dicovering their transience, their place. Heads that point to times experienced in my country of tragedies and persecutions and that help us to work through their memory, leaving behind the pain of so much injured humanity - this search will reveal the mystery of our times and the encounter with the 'new man'. Susana's website:
Shao Ting-Ju
Shao, born in Taipei, Taiwan, has immersed herself in creative ceramic art for 27 years. Jo Lauria, formerly the decorative arts curator at the Los
Angeles County Museum of Art, described Shao's work as universal, humanistic, and histrionic. Lauria said the primal forces that are played out in Shao's work are human: vulnerability, folly and hubris. When staged in a Shao visual drama, these forces are buffered with a deeply felt belief in the integrity and redemption of humanity.
Her work has been displayed in 95 selected exhibitions and 12 solo exhibitions around Europe, Asia and America. More than 34 pieces of her work have been collected by museums and foundations. Since 1989, she has written articles for "Ceramic Art" in Taiwan, and "New Ceramics" in Germany since 2006. In 2001, she was selected to be a member of the International Academic of Ceramics.
Angeles County Museum of Art, described Shao's work as universal, humanistic, and histrionic. Lauria said the primal forces that are played out in Shao's work are human: vulnerability, folly and hubris. When staged in a Shao visual drama, these forces are buffered with a deeply felt belief in the integrity and redemption of humanity.
Her work has been displayed in 95 selected exhibitions and 12 solo exhibitions around Europe, Asia and America. More than 34 pieces of her work have been collected by museums and foundations. Since 1989, she has written articles for "Ceramic Art" in Taiwan, and "New Ceramics" in Germany since 2006. In 2001, she was selected to be a member of the International Academic of Ceramics.
Lucero Michael
The fantastic images Lucero paints on his forms seem to spring from the sub-conscious and speak to sub-conscious strands of the viewers mind.
Lucero's interest in the Native American Pueblo dates back to his childhood travels from California to relatives in New Mexico. Here he would come into contact with American Natives and their culture. Native American rugs, jewelry, sculpture and ceramics would come to influence Lucero in his later life. The Californian and New Mexican environment also supplied the artist with a rich abundance of animal life, especially reptiles and amphibians that he loved as a child and employed in his imagery later in life.
This is especially the case in his 'Earth Images' installation. Here we are presented with the Hercules Beetle of 1986 (pictured left). The fantastic, upright beetle is distorted and again surreal, painted with images of trees on the one hand and míro-like color fields on the other. Here, nature and culture collide. A closer inspection of the head reveals a pale, haunting ghost-like figure and scenery, perhaps suggesting stories of Native American medicine men or their people's beliefs. The overall effect is one of a bio-morphic enigma of disparate elements that nonetheless has a naturalness about it.
Lucero pays homage to the pueblo in his 'Pre-Columbus' series, which consists of distorted seated figures, glazed in bright colors and painted with environmental scenes juxtaposed with screaming heads and pueblo pottery. Pre-columbian art contrasts with classical and modern painting traditions. The bar code and the tea-pot create a reference to the modern world and in a sense pre-empt Lucero's next series, the 'New World' series (e.g. Lady with Roots, pictured top left), which deals with the radical changes Columbus' discovery of the New World inflicted on the continent.
Lucero's interest in the Native American Pueblo dates back to his childhood travels from California to relatives in New Mexico. Here he would come into contact with American Natives and their culture. Native American rugs, jewelry, sculpture and ceramics would come to influence Lucero in his later life. The Californian and New Mexican environment also supplied the artist with a rich abundance of animal life, especially reptiles and amphibians that he loved as a child and employed in his imagery later in life.
This is especially the case in his 'Earth Images' installation. Here we are presented with the Hercules Beetle of 1986 (pictured left). The fantastic, upright beetle is distorted and again surreal, painted with images of trees on the one hand and míro-like color fields on the other. Here, nature and culture collide. A closer inspection of the head reveals a pale, haunting ghost-like figure and scenery, perhaps suggesting stories of Native American medicine men or their people's beliefs. The overall effect is one of a bio-morphic enigma of disparate elements that nonetheless has a naturalness about it.
Lucero pays homage to the pueblo in his 'Pre-Columbus' series, which consists of distorted seated figures, glazed in bright colors and painted with environmental scenes juxtaposed with screaming heads and pueblo pottery. Pre-columbian art contrasts with classical and modern painting traditions. The bar code and the tea-pot create a reference to the modern world and in a sense pre-empt Lucero's next series, the 'New World' series (e.g. Lady with Roots, pictured top left), which deals with the radical changes Columbus' discovery of the New World inflicted on the continent.
Ansgar Elde
Ansgar Elde (Reselee, 27 novembre 1933 – Savona, 4 dicembre 2000) è stato un artista svedese.
Nel nord della Svezia. Studia teatro e marionette a Braunscheing e danza coreografica a Stoccolma. Compie in diversi paesi i lavori più disparati tra i quali: inserviente di ospedale psichiatrico, costruttore di polene, guardiano d'api, costruttore di mamut e cinghiali in cartapesta, scultore di modelli di mani in avorio ma viene licenziato per la strana forma disarticolata che da alle sue produzioni. Nel 1964 riceve il prestigioso premio "COPLEY FOUNDATION AWARD CHICAGO". Protagonista dell'"INTERNAZIONAL SITUAZIONISMO" è considerato l'erede artistico del gruppo COBRA.
Nel 1958 conosce a Stoccolma Aligi Sassu che lo invita ad Albissola Marina; qui è ospite per due anni di Asger Jorn. È di quel periodo la collaborazione con Jorn per l'esecuzione del grande pannello ceramico destinato al liceo statale di Aarhus (Danimarca). Ad Albissola Elde si stabilisce partecipando al gruppo comprendente personalità provenienti da tutto il mondo: dall'Argentina Lucio Fontana e Carlos Carlè, dal Cile Sebastian Matta, dalla Danimarca Asger Jorn, da Cuba Wifredo Lam e dalla Svezia appunto Ansgar Elde e si unisce ai già presenti e noti: Agenore Fabbri, Emanuele Luzzati, Antonio Sabatelli, Aligi Sassu e altri.
Ognuno porta esperienze e culture diverse ad arricchire il territorio e la cultura dell'arte italiana ed albissolese con nuove idee e creando il collegamento tra la ceramica e la pittura che è uno dei grandi elementi innovativi degli anni sessanta. Ansgar Elde pur viaggiando ed esponendo nei maggiori paesi europei ha sempre mantenuto come suo riferimento fisso la città di Albissola utilizzando il patrimonio che gli offrivano le fabbriche di ceramica come: Mazzotti, Poggi, Viglietti e sperimentando un'interessante e proficua "avventura di ricerca grafica" presso il "Bostrico" di Alfredo Meconi. Opere di Elde si trovano nel Museo d'Arte Moderna dell'Avana (Cuba), in quello di Silkeborg (Danimarca), Halmstad (Svezia), Ixelles (Belgio), nella "Casa di Cultura Scandinava) a Parigi. Ad Albissola Marina è presente con una composizione ceramica sulla passeggiata degli artisti. Nel 2000 la vedova di Ansgar Elde ha donato alla città di Savona due opere dell'artista scomparso lo stesso anno.
Nel nord della Svezia. Studia teatro e marionette a Braunscheing e danza coreografica a Stoccolma. Compie in diversi paesi i lavori più disparati tra i quali: inserviente di ospedale psichiatrico, costruttore di polene, guardiano d'api, costruttore di mamut e cinghiali in cartapesta, scultore di modelli di mani in avorio ma viene licenziato per la strana forma disarticolata che da alle sue produzioni. Nel 1964 riceve il prestigioso premio "COPLEY FOUNDATION AWARD CHICAGO". Protagonista dell'"INTERNAZIONAL SITUAZIONISMO" è considerato l'erede artistico del gruppo COBRA.
Nel 1958 conosce a Stoccolma Aligi Sassu che lo invita ad Albissola Marina; qui è ospite per due anni di Asger Jorn. È di quel periodo la collaborazione con Jorn per l'esecuzione del grande pannello ceramico destinato al liceo statale di Aarhus (Danimarca). Ad Albissola Elde si stabilisce partecipando al gruppo comprendente personalità provenienti da tutto il mondo: dall'Argentina Lucio Fontana e Carlos Carlè, dal Cile Sebastian Matta, dalla Danimarca Asger Jorn, da Cuba Wifredo Lam e dalla Svezia appunto Ansgar Elde e si unisce ai già presenti e noti: Agenore Fabbri, Emanuele Luzzati, Antonio Sabatelli, Aligi Sassu e altri.
Ognuno porta esperienze e culture diverse ad arricchire il territorio e la cultura dell'arte italiana ed albissolese con nuove idee e creando il collegamento tra la ceramica e la pittura che è uno dei grandi elementi innovativi degli anni sessanta. Ansgar Elde pur viaggiando ed esponendo nei maggiori paesi europei ha sempre mantenuto come suo riferimento fisso la città di Albissola utilizzando il patrimonio che gli offrivano le fabbriche di ceramica come: Mazzotti, Poggi, Viglietti e sperimentando un'interessante e proficua "avventura di ricerca grafica" presso il "Bostrico" di Alfredo Meconi. Opere di Elde si trovano nel Museo d'Arte Moderna dell'Avana (Cuba), in quello di Silkeborg (Danimarca), Halmstad (Svezia), Ixelles (Belgio), nella "Casa di Cultura Scandinava) a Parigi. Ad Albissola Marina è presente con una composizione ceramica sulla passeggiata degli artisti. Nel 2000 la vedova di Ansgar Elde ha donato alla città di Savona due opere dell'artista scomparso lo stesso anno.
Gianni Celano Giannici
Il ceramista Gianni Celano detto Giannici, nato a Castel San Giovanni nel 1941 e attivo presso le fornaci albisolesi a partire dalla metà degli anni Sessanta, partecipa, nel 1966, alla mostra di ceramiche dedicate a Nostra Signora della Misericordia, organizzata da Tullio d'Albisola in occasione del 150° anniversario dell'incoronazione della Madonna di Savona.
Negli anni Settanta è a Parigi dove collabora con vari artisti tra cui Mimmo Rotella e partecipa a numerose mostre di arte contemporanea tra cui la Biennale di Parigi.
Nel 1986 vince il primo premio, ex-equo con Giorgio Bonelli, al I° Concorso Nazionale della Ceramica di Savona con l'opera Piccolo concerto per cielo e terra.
Partecipa ad importanti mostre tra cui la Biennale di Venezia , la Triennale di Milano e l'Esposizione di Basilea
Negli anni Successivi collabora con la manifattura ceramica albisolese "Fabbrica Casa Museo Giuseppe Mazzotti 1903" di proprietà di Bepi Mazzotti e del figlio Tullio (secondo del nome).
Alcuni lavori, realizzati presso la manifattura ceramica albisolese "Viglietti Ceramiche", di propietà di Bruno Viglietti, sono presenti alla mostra "Rassegna 2000" di Albisola del 1991.
Dal 1999 una sua opera è conservata nel Giardino del Museo Mazzotti.
Negli anni Settanta è a Parigi dove collabora con vari artisti tra cui Mimmo Rotella e partecipa a numerose mostre di arte contemporanea tra cui la Biennale di Parigi.
Nel 1986 vince il primo premio, ex-equo con Giorgio Bonelli, al I° Concorso Nazionale della Ceramica di Savona con l'opera Piccolo concerto per cielo e terra.
Partecipa ad importanti mostre tra cui la Biennale di Venezia , la Triennale di Milano e l'Esposizione di Basilea
Negli anni Successivi collabora con la manifattura ceramica albisolese "Fabbrica Casa Museo Giuseppe Mazzotti 1903" di proprietà di Bepi Mazzotti e del figlio Tullio (secondo del nome).
Alcuni lavori, realizzati presso la manifattura ceramica albisolese "Viglietti Ceramiche", di propietà di Bruno Viglietti, sono presenti alla mostra "Rassegna 2000" di Albisola del 1991.
Dal 1999 una sua opera è conservata nel Giardino del Museo Mazzotti.
Sosabravo Alfredo
Alfredo Sosabravo Nasce aSagua La Grande (Cuba) nel 1930.
Compiuti gli studi artistici nell'isola Caraibica si dedica alla pittura, alla scultura e alla ceramica.
Nel 1976 è premiato con una medaglia d'ore al XXXIV° Concorso Internazionale della Ceramica d'Arte Contemporanea di Faenza.
Negli anni successivi, invitato da Bepi Mazzotti e dal figlio Tullio (secondo del nome), trascorre un periodo di soggiorno ad Albisola e realizza presso la "Fabbrica Casa Museo G. Mazzotti 1903", di proprietà dei Mazzotti, alcune interessanti ceramiche.
Compiuti gli studi artistici nell'isola Caraibica si dedica alla pittura, alla scultura e alla ceramica.
Nel 1976 è premiato con una medaglia d'ore al XXXIV° Concorso Internazionale della Ceramica d'Arte Contemporanea di Faenza.
Negli anni successivi, invitato da Bepi Mazzotti e dal figlio Tullio (secondo del nome), trascorre un periodo di soggiorno ad Albisola e realizza presso la "Fabbrica Casa Museo G. Mazzotti 1903", di proprietà dei Mazzotti, alcune interessanti ceramiche.
Albrito Oscar
Il ceramista ligure Oscar Albrito nasce a Savona nel 1933.
E' attivo come ceramista, a partire dagli anni Cinquanta, presso la manifattura ceramica albisolese "Casa Museo Giuseppe Mazzotti 1903".
Dal 1976 al 1988 è titolare del laboratorio "Studio A" in via Colombo 45 ad Albisola Capo.
Particolarmente interessato a disegn e progettazione dell'oggetto ceramico per circa dieci anni è anche titolare di uno studio grafico a Torino.
Nel 1981 ottiene il primo premio al concorso per un "Servizio da Caffè" tenuto ad Albisola.
Nel 1983 è presente alla mostra "Ceramica ricerca oggi" di Albissola Mare e nel 1986 partecipa al Concorso Nazionale della Ceramica d'Arte di Savona.
Nel 1989 cede l'attività a Susanna Sala e Carlo Bernat.
Alla fine degli anni Novanta è invitato a realizzare un lavoro presso la manifattura dei mazzotti destinato, dal 2001, ad essere conservato nel Giardino del Museo.
E' attivo come ceramista, a partire dagli anni Cinquanta, presso la manifattura ceramica albisolese "Casa Museo Giuseppe Mazzotti 1903".
Dal 1976 al 1988 è titolare del laboratorio "Studio A" in via Colombo 45 ad Albisola Capo.
Particolarmente interessato a disegn e progettazione dell'oggetto ceramico per circa dieci anni è anche titolare di uno studio grafico a Torino.
Nel 1981 ottiene il primo premio al concorso per un "Servizio da Caffè" tenuto ad Albisola.
Nel 1983 è presente alla mostra "Ceramica ricerca oggi" di Albissola Mare e nel 1986 partecipa al Concorso Nazionale della Ceramica d'Arte di Savona.
Nel 1989 cede l'attività a Susanna Sala e Carlo Bernat.
Alla fine degli anni Novanta è invitato a realizzare un lavoro presso la manifattura dei mazzotti destinato, dal 2001, ad essere conservato nel Giardino del Museo.
Luigi Ontani
Nato a Montovolo di Grizzana Morandi, in provincia di Bologna nel 1943 vive e lavora a Roma.
Artista poliedrico affronta la materia ceramica nel 1980 quando, con la collaborazione della ceramista romana Venera Finocchiaro, realizza una maschera che indossa nel suo intervento all'Universita la Sapienza di Roma sul tema "L'idea italiana della pittura".
All'inizio degli anni Novanta intensifica la sua produzione ceramica che destina all'arredo del Villino RomAmor nell'ambito del progetto la "Casa degli Ontani" a Grizzana Morandi.
Negli anni successivi l'artista realizza numerose opere in ceramica alcune delle quali esposte alla sua mostra antologica di Villa delle Rose di Bologna nel 1990 e al Castello di Volpaia di Radda in Chianti nel 1993.
Nel 1994 è presente con una personale alla Sperone West Water Gallery di New York e, l'anno successivo partecipa, con una sala personale, alla Biennale d'Arte di Venezia presentando, tra le altre alcune ceramiche realizzata nella "Bottega Ceramica Gatti" di Faenza di proprietà di Davide Servadei.
Negli anni a seguire l'artista realizza numerose altre opere ricorrendo alla collaborazione della manifattura "Gatti".
Nel 1997 Luigi Ontani espone al Palazzo delle Esposizioni di Faenza e nel 1998 è presente alla mostra "Intorno a Don Giovanni Artisti all'Opera" tenuta nel foyer Toro del Teatro Regio di Torino.
Artista poliedrico affronta la materia ceramica nel 1980 quando, con la collaborazione della ceramista romana Venera Finocchiaro, realizza una maschera che indossa nel suo intervento all'Universita la Sapienza di Roma sul tema "L'idea italiana della pittura".
All'inizio degli anni Novanta intensifica la sua produzione ceramica che destina all'arredo del Villino RomAmor nell'ambito del progetto la "Casa degli Ontani" a Grizzana Morandi.
Negli anni successivi l'artista realizza numerose opere in ceramica alcune delle quali esposte alla sua mostra antologica di Villa delle Rose di Bologna nel 1990 e al Castello di Volpaia di Radda in Chianti nel 1993.
Nel 1994 è presente con una personale alla Sperone West Water Gallery di New York e, l'anno successivo partecipa, con una sala personale, alla Biennale d'Arte di Venezia presentando, tra le altre alcune ceramiche realizzata nella "Bottega Ceramica Gatti" di Faenza di proprietà di Davide Servadei.
Negli anni a seguire l'artista realizza numerose altre opere ricorrendo alla collaborazione della manifattura "Gatti".
Nel 1997 Luigi Ontani espone al Palazzo delle Esposizioni di Faenza e nel 1998 è presente alla mostra "Intorno a Don Giovanni Artisti all'Opera" tenuta nel foyer Toro del Teatro Regio di Torino.
domenica 18 luglio 2010
Laveri Giorgio
Giorgio Laveri è nato a Savona.
Ha maturato esperienze artistiche dedicandosi professionalmente dai primi anni ‘70 alla cinematografia e al teatro. Parallelamente ha portato avanti un ciclo di ricerca pittorica su tela e ceramica, tesa a sviluppare correlazioni fra le differenti discipline artistiche.
Dopo le prime mostre personali, Genova 1973, nascono le “mostre a soggetto”, proposte di espressione artistica che perfezionano e completanogli allestimenti cinematografici e teatrali presentati con notevole frequenza nel periodo 1973-83. Nel 1986 nasce Cineceramica - fotogrammi fissati sull’argillae oggetti riproducenti grandi miti della celluloide - mostra itinerante che tocca molte città italiane: Festival della Titanus Cinematografica, Isole Eolie; Galleria del Duomo, a cura del Comune di Milano in occasione della premiazione dei film della Rassegna d’arte cinematografica di Venezia; Palazzo di S. Mariadi Colonna, Comune di Trani.
Nel 1990 perfeziona il suo ciclo di ricerca con le prime rappresentazioni teatrali di ceramica-luce-movimentoe nel 1991 con una nuova sperimentazione, presentata in anteprima nazionale al Festival di Borgio Verezzi, porta in tournée una mostra di grandi opere in ceramica legate allo spettacolo rappresentato.Nel frattempo partecipa a numerosi allestimenti, tra cui: Museo Giardino Pacetti, Albisola Superiore; Arte Fiera Bologna; Unione Banche Svizzere, Lugano.
Nel 1996 fonda, in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale di Genova, “Il giardino del mago”, gruppo con il quale da vita ad una serie nutritissimadi lavori sperimentali in Italia e in Francia. Negli ultimi anni ha legato il suo lavoro ad eventi promossi da Enti Pubblici e a manifestazioni in Italia e all’estero curate da spazi privati.
Ha maturato esperienze artistiche dedicandosi professionalmente dai primi anni ‘70 alla cinematografia e al teatro. Parallelamente ha portato avanti un ciclo di ricerca pittorica su tela e ceramica, tesa a sviluppare correlazioni fra le differenti discipline artistiche.
Dopo le prime mostre personali, Genova 1973, nascono le “mostre a soggetto”, proposte di espressione artistica che perfezionano e completanogli allestimenti cinematografici e teatrali presentati con notevole frequenza nel periodo 1973-83. Nel 1986 nasce Cineceramica - fotogrammi fissati sull’argillae oggetti riproducenti grandi miti della celluloide - mostra itinerante che tocca molte città italiane: Festival della Titanus Cinematografica, Isole Eolie; Galleria del Duomo, a cura del Comune di Milano in occasione della premiazione dei film della Rassegna d’arte cinematografica di Venezia; Palazzo di S. Mariadi Colonna, Comune di Trani.
Nel 1990 perfeziona il suo ciclo di ricerca con le prime rappresentazioni teatrali di ceramica-luce-movimentoe nel 1991 con una nuova sperimentazione, presentata in anteprima nazionale al Festival di Borgio Verezzi, porta in tournée una mostra di grandi opere in ceramica legate allo spettacolo rappresentato.Nel frattempo partecipa a numerosi allestimenti, tra cui: Museo Giardino Pacetti, Albisola Superiore; Arte Fiera Bologna; Unione Banche Svizzere, Lugano.
Nel 1996 fonda, in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale di Genova, “Il giardino del mago”, gruppo con il quale da vita ad una serie nutritissimadi lavori sperimentali in Italia e in Francia. Negli ultimi anni ha legato il suo lavoro ad eventi promossi da Enti Pubblici e a manifestazioni in Italia e all’estero curate da spazi privati.
Moiso Giorgio
Giorgio Moiso nasce a Cairo Montenotte (Savona) il 13 febbraio 1942.
Muove i primi passi nel mondo dell'arte grazie al pittore Carlo Leone Gallo (1875-1960) dal quale apprende le tecniche della pittura. Parallelamente, sotto la guida di Gino Bocchino, jazzman savonese, inizia lo studio della musica come batterista.
Nel 1968 si diploma presso il Liceo Artistico “Arturo Martini” di Savona.
In quegli anni ha avuto modo di conoscere e di far proprio lo straordinario clima di apertura avanguardista degli artisti internazionali che frequentavano negli anni '60 Albissola Marina (Wilfred Lam, Asger Jorn, Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi, Piero Manzoni, Sergio Dangelo, Agenore Fabbri, Mario Rossello).
Nel 1972 viene invitato da Mario De Micheli alla mostra “Il tema dell’uomo” nel Museo della Ceramica di Albissola Marina. Sempre nello stesso anno ad Albissola apre lo studio situato nella celebre piazzetta di Pozzo Garitta accanto all’atelier che fu di Lucio Fontana.
Nel 1975 è invitato alla X Quadriennale di Roma, dove presenta due opere di grandi dimensioni dedicate al tema che gli è più caro in quegli anni: l’albero.
Nel 1976 prende studio a Milano dove lavora per alcuni anni.
Nel 1988 incontra a Venezia Mimmo Rotella, Pierre Restany e Arnaldo Pomodoro.Nel 1998 la passione per il jazz lo porta ad una svolta decisiva nel suo lavoro: far dialogare la musica con il gesto, il segno, il colore.
Il richiamo alle geniali sperimentazioni degli anni Cinquanta e dei primi anni Sessanta - il gruppo giapponese Gutai, Mathieu, Fluxus - con l’aggiunta della matrice jazz danno vita a una miscela del tutto personale: la Live Performance Painting.
Negli ultimi anni Moiso tende a privilegiare l’aspetto spettacolare della sua opera dando vita a delle live performance di successo, tra le quali ricordiamo quelle al Castello di Rivara, allo Spazio Mazzotta a Milano e alla Pinacoteca di Savona.
La sua pratica operativa nasce da un originale mix fra musica e pittura e si ispira a una stagione creativa ormai quasi mitica, ma si precisa e cresce in termini di notevole attualità.
È proprio questo felice connubio fra musica e pittura, questa capacità di trasformare una jam session jazzistica in una “jam session pittorica”, a caratterizzare in modo singolarmente originale la sua affermazione come artista.
Nel 2009 realizza lo splendido “album” ‘Round midnight , nel quale, attraverso 43 opere, mette in relazione i coevi movimenti artistici, bebop-pittura d’azione, cool jazz-minimalismo o cool art, free jazz-arte concettuale.
Nel 2010 L'Asia Museum of Art di Daejeon (Korea) allestisce una personale del Maestro Giorgio Moiso dal titolo Cosmography.
Muove i primi passi nel mondo dell'arte grazie al pittore Carlo Leone Gallo (1875-1960) dal quale apprende le tecniche della pittura. Parallelamente, sotto la guida di Gino Bocchino, jazzman savonese, inizia lo studio della musica come batterista.
Nel 1968 si diploma presso il Liceo Artistico “Arturo Martini” di Savona.
In quegli anni ha avuto modo di conoscere e di far proprio lo straordinario clima di apertura avanguardista degli artisti internazionali che frequentavano negli anni '60 Albissola Marina (Wilfred Lam, Asger Jorn, Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi, Piero Manzoni, Sergio Dangelo, Agenore Fabbri, Mario Rossello).
Nel 1972 viene invitato da Mario De Micheli alla mostra “Il tema dell’uomo” nel Museo della Ceramica di Albissola Marina. Sempre nello stesso anno ad Albissola apre lo studio situato nella celebre piazzetta di Pozzo Garitta accanto all’atelier che fu di Lucio Fontana.
Nel 1975 è invitato alla X Quadriennale di Roma, dove presenta due opere di grandi dimensioni dedicate al tema che gli è più caro in quegli anni: l’albero.
Nel 1976 prende studio a Milano dove lavora per alcuni anni.
Nel 1988 incontra a Venezia Mimmo Rotella, Pierre Restany e Arnaldo Pomodoro.Nel 1998 la passione per il jazz lo porta ad una svolta decisiva nel suo lavoro: far dialogare la musica con il gesto, il segno, il colore.
Il richiamo alle geniali sperimentazioni degli anni Cinquanta e dei primi anni Sessanta - il gruppo giapponese Gutai, Mathieu, Fluxus - con l’aggiunta della matrice jazz danno vita a una miscela del tutto personale: la Live Performance Painting.
Negli ultimi anni Moiso tende a privilegiare l’aspetto spettacolare della sua opera dando vita a delle live performance di successo, tra le quali ricordiamo quelle al Castello di Rivara, allo Spazio Mazzotta a Milano e alla Pinacoteca di Savona.
La sua pratica operativa nasce da un originale mix fra musica e pittura e si ispira a una stagione creativa ormai quasi mitica, ma si precisa e cresce in termini di notevole attualità.
È proprio questo felice connubio fra musica e pittura, questa capacità di trasformare una jam session jazzistica in una “jam session pittorica”, a caratterizzare in modo singolarmente originale la sua affermazione come artista.
Nel 2009 realizza lo splendido “album” ‘Round midnight , nel quale, attraverso 43 opere, mette in relazione i coevi movimenti artistici, bebop-pittura d’azione, cool jazz-minimalismo o cool art, free jazz-arte concettuale.
Nel 2010 L'Asia Museum of Art di Daejeon (Korea) allestisce una personale del Maestro Giorgio Moiso dal titolo Cosmography.
Brown Joy
A child of medical missionaries to Japan, I spent eighteen years of my life there.
After college in the United States, I returned to Japan to work as an apprentice in pottery for four years. In the rigorous discipline of a traditional Japanese apprenticeship, working with clay became a way of life.
During that time I was required to make thousands of cups, never firing one.
Submission to the demands of this process tought me the technical skills, a disciplined concentration, and an understanding of and respect for the clay.
It also taught me that my experience while working with clay is just as important as the finished piece. Whether it is a pot or a sculpture, ceramic or bronze, the piece will reflect the spirit in which it was made.
I now work in Kent, Connecticut, where I built a 28-foot-long Japanese style anagama wood-firing kiln. A year of my work is fired at once, in an intense 24-hour-a-day, week-long firing. The resulting warm rich colors and rugged texture are gifts of heat and ash to the clay, bringing life to the unglazed forms.
After college in the United States, I returned to Japan to work as an apprentice in pottery for four years. In the rigorous discipline of a traditional Japanese apprenticeship, working with clay became a way of life.
During that time I was required to make thousands of cups, never firing one.
Submission to the demands of this process tought me the technical skills, a disciplined concentration, and an understanding of and respect for the clay.
It also taught me that my experience while working with clay is just as important as the finished piece. Whether it is a pot or a sculpture, ceramic or bronze, the piece will reflect the spirit in which it was made.
I now work in Kent, Connecticut, where I built a 28-foot-long Japanese style anagama wood-firing kiln. A year of my work is fired at once, in an intense 24-hour-a-day, week-long firing. The resulting warm rich colors and rugged texture are gifts of heat and ash to the clay, bringing life to the unglazed forms.
Autio Rudy
Born in Butte, Montana in 1926 of Finnish parents, Rudy Autio is considered one of the most significant and inspirational artists working with clay in the United States today.
Rudy Autio headed the ceramics department at the University of Montana for twenty-eight years. He was also a founding resident artist at the Archie Bray Ceramics Foundation in Helena, Montana.
Autio received a Tiffany Award in Crafts in 1963, the American Ceramic Society Art Award in 1978, and a National Endowment grant in 1980, enabling him to work and lecture at the Arabia Porcelain Factory and the Applied Arts University in Helsinki, Finland.
In 1981 he was the first recipient of the Governor's Award, naming him an outstanding visual artist in the state of Montana.
He is a Fellow of the American Crafts Council, Honorary Member of the National Council of Education in the Ceramic Arts, and in 1999 he was awarded the American Craftsman's Gold Medal Award.
The Autio exhibition will include biographical wall text along with visual or written references to the multitude of influences on his work: WPA drawing classes, Japanese wood block prints, Henry Moore, Henri Matisse, Picasso, Isamu Noguchi.
Rudy Autio headed the ceramics department at the University of Montana for twenty-eight years. He was also a founding resident artist at the Archie Bray Ceramics Foundation in Helena, Montana.
Autio received a Tiffany Award in Crafts in 1963, the American Ceramic Society Art Award in 1978, and a National Endowment grant in 1980, enabling him to work and lecture at the Arabia Porcelain Factory and the Applied Arts University in Helsinki, Finland.
In 1981 he was the first recipient of the Governor's Award, naming him an outstanding visual artist in the state of Montana.
He is a Fellow of the American Crafts Council, Honorary Member of the National Council of Education in the Ceramic Arts, and in 1999 he was awarded the American Craftsman's Gold Medal Award.
The Autio exhibition will include biographical wall text along with visual or written references to the multitude of influences on his work: WPA drawing classes, Japanese wood block prints, Henry Moore, Henri Matisse, Picasso, Isamu Noguchi.
Roma Flavio
Flavio Roma nasce a Manesseno di Sant'Olcese, Genova, nel 1950.
Espone dal 1964. La sua esperienza con la ceramica e in seguito con la scultura, inizia nel 1966, nella fornace di Lino Grosso ad Albisola.
La sua prima mostra personale risale al 1967 nella Galleria dei Leuti di Albissola Marina.
Nel 1968 gli viene assegnato il 2° premio e nel 1969, il 1° premio assoluto, alla Rassegna Nazionale di Scultura di Frabosa Soprana, (Cn) alla quale partecipano note firme del panorama artistico nazionale.
Gli sono attribuiti altri riconoscimenti nel corso del tempo, tra i quali ricordiamo il 'S. Michele d'Argento', alla Rassegna Nazionale di Grafica di Palazzo Doria a Genova, nel 1972.
In quegli anni (1966-72), modella ogni giorno decine di opere, che poi regolarmente distrugge, rimpastando l'argilla, per dar forma a nuove creazioni. Instancabile disegnatore.
Tutto è oggetto di attenta osservazione e di studio.
Lavora nella Fabbrica Casa Museo G. Mazzotti 1903 e nella Fabbrica di Ceramiche del futurista Ivos Pacetti, l'attuale Studio Ernan Design, lasciando importanti opere in permanenza.
E' attratto da grandi artisti del 1400, come Carlo Crivelli, Paolo Uccello, Albrecht Durer e poi Martini, Moore e Zadkine.
Si propone audacemente come scultore, pittore e ceramista, tra i giovani protagonisti della grande stagione artistica albisolese, pur mantenendo, per scelta, notevole autonomia, eludendo "facili vie di apparente successo". Sono di quel periodo opere dalle quali, si rileva oggi, una straordinaria coerenza stilistica con quelle recenti. Scolpisce legno, gesso, cemento, assembla metalli. Realizza un bestiario in rame di grandi dimensioni e sculture di piccolo formato in argento massiccio e pietre dure.
Nell'aprile del 1998, inaugura, in un piccolo locale del prestigioso "Castello Barile" (XVI sec.), ad Albisola Mare, uno studio con spazio espositivo. Nel 2002 modella un grande pannello per un monumento ''Inno alla Vita'' che viene posto nella piazza antistante la sua casa natale a Manesseno. Realizza anche assemblaggi scultorei di grandi dimensioni rappresentanti personaggi e cavalli che esprimono al tempo stesso il concetto di energia, psicologica prima ancora che fisica. Nel 2003 la sua creatività è volta ancora a opere molto significative, come le grandi stele, nelle quali inserisce le sue figure, come in eterna attesa, imprigionate da astrazioni e riferimenti informali, oppure sovrastandoli. Sono di questo periodo sculture di grandi dimensioni, tra le quali ricordiamo "Profumo di libertà", "Reale-Informale", e una serie di bozzetti per fusione in bronzo intitolata "Astrazioni". Prepara diverse cartelle di disegni dalla personalissima tecnica, che chiama Washpainting. Nel 2004, nello spazio espositivo del suo studio, presenta nuove opere: Inflating Sculptures, o 'sculture che si sgonfiano', preludio di una nuova fertile stagione creativa, sempre in linea col suo inconfondibile segno. A fianco alle "sculture che si sgonfiano" troviamo, nel 2005, la serie di terrecotte con ossidi metallizzati, dal titolo "OvoMania".
Espone dal 1964. La sua esperienza con la ceramica e in seguito con la scultura, inizia nel 1966, nella fornace di Lino Grosso ad Albisola.
La sua prima mostra personale risale al 1967 nella Galleria dei Leuti di Albissola Marina.
Nel 1968 gli viene assegnato il 2° premio e nel 1969, il 1° premio assoluto, alla Rassegna Nazionale di Scultura di Frabosa Soprana, (Cn) alla quale partecipano note firme del panorama artistico nazionale.
Gli sono attribuiti altri riconoscimenti nel corso del tempo, tra i quali ricordiamo il 'S. Michele d'Argento', alla Rassegna Nazionale di Grafica di Palazzo Doria a Genova, nel 1972.
In quegli anni (1966-72), modella ogni giorno decine di opere, che poi regolarmente distrugge, rimpastando l'argilla, per dar forma a nuove creazioni. Instancabile disegnatore.
Tutto è oggetto di attenta osservazione e di studio.
Lavora nella Fabbrica Casa Museo G. Mazzotti 1903 e nella Fabbrica di Ceramiche del futurista Ivos Pacetti, l'attuale Studio Ernan Design, lasciando importanti opere in permanenza.
E' attratto da grandi artisti del 1400, come Carlo Crivelli, Paolo Uccello, Albrecht Durer e poi Martini, Moore e Zadkine.
Si propone audacemente come scultore, pittore e ceramista, tra i giovani protagonisti della grande stagione artistica albisolese, pur mantenendo, per scelta, notevole autonomia, eludendo "facili vie di apparente successo". Sono di quel periodo opere dalle quali, si rileva oggi, una straordinaria coerenza stilistica con quelle recenti. Scolpisce legno, gesso, cemento, assembla metalli. Realizza un bestiario in rame di grandi dimensioni e sculture di piccolo formato in argento massiccio e pietre dure.
Nell'aprile del 1998, inaugura, in un piccolo locale del prestigioso "Castello Barile" (XVI sec.), ad Albisola Mare, uno studio con spazio espositivo. Nel 2002 modella un grande pannello per un monumento ''Inno alla Vita'' che viene posto nella piazza antistante la sua casa natale a Manesseno. Realizza anche assemblaggi scultorei di grandi dimensioni rappresentanti personaggi e cavalli che esprimono al tempo stesso il concetto di energia, psicologica prima ancora che fisica. Nel 2003 la sua creatività è volta ancora a opere molto significative, come le grandi stele, nelle quali inserisce le sue figure, come in eterna attesa, imprigionate da astrazioni e riferimenti informali, oppure sovrastandoli. Sono di questo periodo sculture di grandi dimensioni, tra le quali ricordiamo "Profumo di libertà", "Reale-Informale", e una serie di bozzetti per fusione in bronzo intitolata "Astrazioni". Prepara diverse cartelle di disegni dalla personalissima tecnica, che chiama Washpainting. Nel 2004, nello spazio espositivo del suo studio, presenta nuove opere: Inflating Sculptures, o 'sculture che si sgonfiano', preludio di una nuova fertile stagione creativa, sempre in linea col suo inconfondibile segno. A fianco alle "sculture che si sgonfiano" troviamo, nel 2005, la serie di terrecotte con ossidi metallizzati, dal titolo "OvoMania".
Anselmo Paolo
Ha incominciato la sua avventura di ceramista ad Albisola, aprendo una galleria per la mia prima esposizione personale e qui è rimasto fino alla fine del 1998.
Nell'agosto ha lasciato l'Italia per andare a Biot, in Francia, dove ha esposto ed espone ancora le sue opere in varie località della riviera francese e nella sua galleria a Biot.
Oggi, ritornato nella sua città d'origine, vive ed opera ad Albisola Marina.
Primordiale, archetipo e mnemonico sono alcuni degli aggettivi che i critici hanno adoperato per definire l’opera dell’ artista Paolo Anselmo.
Le sue ceramiche hanno infatti una indiscutibile "presenza mitica" e le "origini ibride" delle sue forme possono lasciare sorpresa e meraviglia all'apparizione dell’elemento ironico, sensuale e fantastico che gli è congeniale
Nell'agosto ha lasciato l'Italia per andare a Biot, in Francia, dove ha esposto ed espone ancora le sue opere in varie località della riviera francese e nella sua galleria a Biot.
Oggi, ritornato nella sua città d'origine, vive ed opera ad Albisola Marina.
Primordiale, archetipo e mnemonico sono alcuni degli aggettivi che i critici hanno adoperato per definire l’opera dell’ artista Paolo Anselmo.
Le sue ceramiche hanno infatti una indiscutibile "presenza mitica" e le "origini ibride" delle sue forme possono lasciare sorpresa e meraviglia all'apparizione dell’elemento ironico, sensuale e fantastico che gli è congeniale
Fontana Lucio
Lucio Fontana nasce in Argentina, a Rosario di Santa Fé, il 19 febbraio 1899.
Il padre Luigi, in Argentina da una decina d'anni, è scultore e la madre, Lucia è attrice di teatro.
A sei anni, torna con la famiglia in Italia, a Milano per frequentare la scuola.
Mentre frequenta la Scuola per Maestri Edili, inizia il suo apprendistato d'artista nella bottega del padre.
Nel 1917 interrompe gli studi e parte per il fronte come volontario, ma viene ferito e congedato con la medaglia al valor militare.
Lucio Fontana si diploma e si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Brera, ma, dopo due anni, nel 1922, torna in Argentina dove all'inizio lavora per il padre, ma presto apre un proprio studio di scultura.
Nel 1928 Lucio Fontana torna in Italia per riprendere gli studi all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove si diploma nel '30, seguendo i corsi di Adolfo Wildt.
Lucio Fontana Signorina seduta Bronzo colorato 1934 Partecipa regolarmente ad esposizioni collettive, realizzando parallelamente sculture decisamente commerciali, per guadagnarsi da vivere.
Negli anni '30 Lucio Fontana, segue la sua vena personale realizzando opere fra il figurativo e l'astratto.
Sempre più apprezzata dai maggiori critici, partecipa alla Triennale di Milano, alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma; espone più volte alla Galleria del Milione.
Ad Albissola Fontana si dedica alla ceramica e, nel 1937, alla Manifattura di Sèvres dove crea piccole sculture, che espone e vende con successo, a Parigi.
All'inizio del 1940 Lucio Fontana ritorna a Buenos Aires, dove lavora appassionatamente, partecipa e vince vari concorsi di scultura.
Professore di modellato, alla Scuola di Belle Arti, nel 1946 organizza con altri artisti l'Accademia di Altamira, una scuola d'arte privata.
A Milano nel 1947, Fontana fonda il "Movimento spaziale" e, con altri artisti e intellettuali, pubblica il "Primo Manifesto dello Spazialismo", seguito dal Secondo Manifesto dello Spazialismo, l'anno dopo.
Nel 1949 espone alla Galleria del Naviglio l'"Ambiente spaziale a luce nera" fonte di grande entusiasmi e dissensi.
Alla ricerca di una terza dimensione, Lucio Fontana esperimenta il mondo della pittura, realizza i primi quadri forando le tele dando il via al ciclo dei "Buchi". Lucio Fontana - Ambiente spaziale a luce nera
Lucio Fontana - Concetto spaziale 1956 Durante i primi esperimenti di pittura tridimensionale, Lucio Fontana continua l'attività di ceramista ad Albissola ed inizia a collaborare con architetti d'avanguardia.
Negli anni '50 Lucio Fontana continua a lavorare intensamente al ciclo dei "Buchi", ma utilizza anche vetri, avviando il ciclo delle "Pietre".
Spingendosi avanti nella sperimentazione, Fontana, oltre a forare, le tele vi applica colore, inchiostri, pastelli, collages, lustrini e frammenti di vetro.
Nel 1957, in una serie di opere in carta telata, oltre ai buchi ed ai graffiti, appaiono, appena accennati, i primi "Tagli".
A questo punto Lucio Fontana è conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo: partecipa a manifestazioni internazionali a ritmo sempre più intenso; grandi musei e gallerie acquistano le sue opere. Negli anni Sessanta Lucio Fontana dà il via al ciclo degli "Olii" realizzandone di grandi dimensioni ispirati a Venezia, che poi espone in una personale a New York.
La sua creatività porta il pittore a realizzare le opere del ciclo "Metalli" ed a realizzare anche dei gioielli e disegna "Abiti Spaziali".
Collabora con l'architetto Carlo Scarpa nella progettazione e realizzazione della propria sala bianca alla Biennale di Venezia del 1966. dove con le sue tele bianche segnate da un solo taglio verticale, vince il primo premio per la pittura.
Dimostrando di poter interpretare l'arte in ogni forma, Lucio Fontana disegna scene e costumi per il balletto "Ritratto di Don Chisciotte", in scena al Teatro la Scala, a Milano.
Lucio Fontana Venezie
Lucio Fontana concetto spaziale 1967 Dal 1967 inizia il nuovo ciclo delle "Ellissi", lavori monocromi in legno laccato con buchi ed alcune sculture, in metallo laccato, su gambi.
All'inizio del 1968 Lucio Fontana, a causa delle cattive condizione di salute, restaura la vecchia casa di famiglia a Comabbio, Varese, dove si ritira, continuando a lavorare agli "Olii", ai "Buchi" e soprattutto ai "Tagli".
Lucio Fontana muore a Varese il 7 settembre 1968 lasciando le sue opere in collezioni permanenti di più di cento musei di tutto il mondo.
Il padre Luigi, in Argentina da una decina d'anni, è scultore e la madre, Lucia è attrice di teatro.
A sei anni, torna con la famiglia in Italia, a Milano per frequentare la scuola.
Mentre frequenta la Scuola per Maestri Edili, inizia il suo apprendistato d'artista nella bottega del padre.
Nel 1917 interrompe gli studi e parte per il fronte come volontario, ma viene ferito e congedato con la medaglia al valor militare.
Lucio Fontana si diploma e si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Brera, ma, dopo due anni, nel 1922, torna in Argentina dove all'inizio lavora per il padre, ma presto apre un proprio studio di scultura.
Nel 1928 Lucio Fontana torna in Italia per riprendere gli studi all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove si diploma nel '30, seguendo i corsi di Adolfo Wildt.
Lucio Fontana Signorina seduta Bronzo colorato 1934 Partecipa regolarmente ad esposizioni collettive, realizzando parallelamente sculture decisamente commerciali, per guadagnarsi da vivere.
Negli anni '30 Lucio Fontana, segue la sua vena personale realizzando opere fra il figurativo e l'astratto.
Sempre più apprezzata dai maggiori critici, partecipa alla Triennale di Milano, alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma; espone più volte alla Galleria del Milione.
Ad Albissola Fontana si dedica alla ceramica e, nel 1937, alla Manifattura di Sèvres dove crea piccole sculture, che espone e vende con successo, a Parigi.
All'inizio del 1940 Lucio Fontana ritorna a Buenos Aires, dove lavora appassionatamente, partecipa e vince vari concorsi di scultura.
Professore di modellato, alla Scuola di Belle Arti, nel 1946 organizza con altri artisti l'Accademia di Altamira, una scuola d'arte privata.
A Milano nel 1947, Fontana fonda il "Movimento spaziale" e, con altri artisti e intellettuali, pubblica il "Primo Manifesto dello Spazialismo", seguito dal Secondo Manifesto dello Spazialismo, l'anno dopo.
Nel 1949 espone alla Galleria del Naviglio l'"Ambiente spaziale a luce nera" fonte di grande entusiasmi e dissensi.
Alla ricerca di una terza dimensione, Lucio Fontana esperimenta il mondo della pittura, realizza i primi quadri forando le tele dando il via al ciclo dei "Buchi". Lucio Fontana - Ambiente spaziale a luce nera
Lucio Fontana - Concetto spaziale 1956 Durante i primi esperimenti di pittura tridimensionale, Lucio Fontana continua l'attività di ceramista ad Albissola ed inizia a collaborare con architetti d'avanguardia.
Negli anni '50 Lucio Fontana continua a lavorare intensamente al ciclo dei "Buchi", ma utilizza anche vetri, avviando il ciclo delle "Pietre".
Spingendosi avanti nella sperimentazione, Fontana, oltre a forare, le tele vi applica colore, inchiostri, pastelli, collages, lustrini e frammenti di vetro.
Nel 1957, in una serie di opere in carta telata, oltre ai buchi ed ai graffiti, appaiono, appena accennati, i primi "Tagli".
A questo punto Lucio Fontana è conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo: partecipa a manifestazioni internazionali a ritmo sempre più intenso; grandi musei e gallerie acquistano le sue opere. Negli anni Sessanta Lucio Fontana dà il via al ciclo degli "Olii" realizzandone di grandi dimensioni ispirati a Venezia, che poi espone in una personale a New York.
La sua creatività porta il pittore a realizzare le opere del ciclo "Metalli" ed a realizzare anche dei gioielli e disegna "Abiti Spaziali".
Collabora con l'architetto Carlo Scarpa nella progettazione e realizzazione della propria sala bianca alla Biennale di Venezia del 1966. dove con le sue tele bianche segnate da un solo taglio verticale, vince il primo premio per la pittura.
Dimostrando di poter interpretare l'arte in ogni forma, Lucio Fontana disegna scene e costumi per il balletto "Ritratto di Don Chisciotte", in scena al Teatro la Scala, a Milano.
Lucio Fontana Venezie
Lucio Fontana concetto spaziale 1967 Dal 1967 inizia il nuovo ciclo delle "Ellissi", lavori monocromi in legno laccato con buchi ed alcune sculture, in metallo laccato, su gambi.
All'inizio del 1968 Lucio Fontana, a causa delle cattive condizione di salute, restaura la vecchia casa di famiglia a Comabbio, Varese, dove si ritira, continuando a lavorare agli "Olii", ai "Buchi" e soprattutto ai "Tagli".
Lucio Fontana muore a Varese il 7 settembre 1968 lasciando le sue opere in collezioni permanenti di più di cento musei di tutto il mondo.
Jorn Asger
Asger Jorn Nasce a Vejrun (Danimarca) nel 1914 (Aarhus, Danimarca, 1973).
Quella di Jorn è una delle presenze maggiormente esemplari e innovative dello straordinario panorama artistico che caratterizza Albissola nella seconda metà del Novecento.
Tra i fondatori del Gruppo CoBrA a Bruxelles, nel 1948, egli giunge ad Albissola nel 1954 su indicazione di Baj e Dangelo.
Attivo stimolatore di eventi, nel 1954, Jorn è tra i promotori degli "Incontri Internazionale della Ceramica", destinati a lasciare un segno nella cultura artistica italiana, mentre nel 1955 è tra i fondatori del "Movimento per una Bauhaus Immaginista".
Partendo dalle radici dell'espressionismo nordico, Jorn giunge alla maturazione del suo linguaggio creativo proprio nel periodo albissolese, quando la forma, liberata da ogni progettualità, germoglia spontaneamente nella materia nel suo farsi. Dal 1959 fino alla sua morte, l'artista danese lavora la ceramica esclusivamente presso le Ceramiche San Giorgio.
Quella di Jorn è una delle presenze maggiormente esemplari e innovative dello straordinario panorama artistico che caratterizza Albissola nella seconda metà del Novecento.
Tra i fondatori del Gruppo CoBrA a Bruxelles, nel 1948, egli giunge ad Albissola nel 1954 su indicazione di Baj e Dangelo.
Attivo stimolatore di eventi, nel 1954, Jorn è tra i promotori degli "Incontri Internazionale della Ceramica", destinati a lasciare un segno nella cultura artistica italiana, mentre nel 1955 è tra i fondatori del "Movimento per una Bauhaus Immaginista".
Partendo dalle radici dell'espressionismo nordico, Jorn giunge alla maturazione del suo linguaggio creativo proprio nel periodo albissolese, quando la forma, liberata da ogni progettualità, germoglia spontaneamente nella materia nel suo farsi. Dal 1959 fino alla sua morte, l'artista danese lavora la ceramica esclusivamente presso le Ceramiche San Giorgio.
sabato 17 luglio 2010
Corregan Daphne
Daphne Corregan takes pleasure in distracting objects away from their original function by distorting and stretching them to impossible dimensions in order to magnify them and make them playful. Ceramist and sculptor, her forms originate on paper.
It is these drawings which will determine the technique she will need to create them.
Born in 1954 in Pittsburgh, PA, USA, Corregan now lives in the south of France.
Her time is divided between her studio and her job teaching sculpture and ceramics at the Ecole d'Arts Plastiques in Monaco.
Corregan came to France at a young age and began her studies in art at the Beaux Arts in Toulon, Marseilles, and finally in Aix-en-Provence in 1977.
Her first contacts with clay took place during her American schooling but her initiation to raku came later while studying ceramics with Jean Biagini in Aix. Jim Romberg's and Paul Soldner's visits were a revelation. "Jim used his slips and glazes like a painter uses his paints," she recalled.
The different stages of firing and postfiring reduction, the coordination of gestures and the complicity of the artist with fire fascinated her.
Corregan prefers to use a white raku clay with a talc content because of the soft yet almost metallic patinas she obtains with a strong smoking after firing.
She uses one glaze and one engobe, each made up of gerstley borate, kaolin and silica, colored with oxides or stains, following no precise formula, used as such or mixed together depending on the degree of glossiness she might be searching for.
She spends a great deal of time painting each piece, following the outlines of her drawings previously incised into the clay when it is still wet.
One might speak of it more as coloring rather than glazing. She takes into account the fact that these engravings or incisions will become a rich black after smoking the work and in that way be reinforced and accentuated. "What particularly interests me," says Corregan, "is the transformation the clay surfaces and richness of tones obtained by smoking.
The clay takes on a grey or black color and becomes a background for a more pictorial work. Whether I decide to cover I my work with decoration, or simply engrave or fill in my drawings with solid colors, or perhaps superimpose brushstrokes of a different quality of glaze and color, the smoking of the piece following firing tends to bind these different surface treatments to the body of the piece itself and therefore may be considered more as the skin of the work rather than its clothing."
Corregan works more on the representation of the object than on the object itself. She wants to demonstrate that a pot for example, by removing it from its daily context may be just as important as a sculpture or painting.
She will flatten it, exaggerate its size or even highlight only one of its details.
She uses diverse materials such as clay, metal, glass or bronze. She works in series and in what we might classify into three families: destructured pots; geometric volumes; and sculpture/objects, often anthropomorphic.
It is these drawings which will determine the technique she will need to create them.
Born in 1954 in Pittsburgh, PA, USA, Corregan now lives in the south of France.
Her time is divided between her studio and her job teaching sculpture and ceramics at the Ecole d'Arts Plastiques in Monaco.
Corregan came to France at a young age and began her studies in art at the Beaux Arts in Toulon, Marseilles, and finally in Aix-en-Provence in 1977.
Her first contacts with clay took place during her American schooling but her initiation to raku came later while studying ceramics with Jean Biagini in Aix. Jim Romberg's and Paul Soldner's visits were a revelation. "Jim used his slips and glazes like a painter uses his paints," she recalled.
The different stages of firing and postfiring reduction, the coordination of gestures and the complicity of the artist with fire fascinated her.
Corregan prefers to use a white raku clay with a talc content because of the soft yet almost metallic patinas she obtains with a strong smoking after firing.
She uses one glaze and one engobe, each made up of gerstley borate, kaolin and silica, colored with oxides or stains, following no precise formula, used as such or mixed together depending on the degree of glossiness she might be searching for.
She spends a great deal of time painting each piece, following the outlines of her drawings previously incised into the clay when it is still wet.
One might speak of it more as coloring rather than glazing. She takes into account the fact that these engravings or incisions will become a rich black after smoking the work and in that way be reinforced and accentuated. "What particularly interests me," says Corregan, "is the transformation the clay surfaces and richness of tones obtained by smoking.
The clay takes on a grey or black color and becomes a background for a more pictorial work. Whether I decide to cover I my work with decoration, or simply engrave or fill in my drawings with solid colors, or perhaps superimpose brushstrokes of a different quality of glaze and color, the smoking of the piece following firing tends to bind these different surface treatments to the body of the piece itself and therefore may be considered more as the skin of the work rather than its clothing."
Corregan works more on the representation of the object than on the object itself. She wants to demonstrate that a pot for example, by removing it from its daily context may be just as important as a sculpture or painting.
She will flatten it, exaggerate its size or even highlight only one of its details.
She uses diverse materials such as clay, metal, glass or bronze. She works in series and in what we might classify into three families: destructured pots; geometric volumes; and sculpture/objects, often anthropomorphic.
Andrews Tim
Tim Andrews has gained an International reputation for his distinctive smoke-fired and raku ceramics.
He makes individual Raku work (from £100 to £5000).
Many are black and white with linear decoration or burnished with muted coloured slips.
His pieces have been acquired for both public and private collections and are exhibited widely across the UK and abroad. He is a Fellow of the CPA, a full member of the Devon Guild of Craftsmen (Chairman of the selection Committee 1996-1998) and a Member of the West Country Potters Association.
Work currently available from his studio at Woodbury, Bettles Gallery - Ringwood, Hants., Stour Gallery - Shipton on Stour. CPA Gallery - London, Porthminster Gallery - St Ives, Inspirations Art Gallery - London
Available for lectures and workshops, although notice is required as often heavily committed.
The pieces are usually thrown, although recent pieces are handbuilt.
Bisque-firing is in a conventional gas kiln to 1060 degrees Celcius.
Many pieces have a 'resist' slip and glaze applied and are then fired in a 'top hat' glass-fibre kiln to around 1000 degrees Celcius, before removal when red-hot to a smoking chamber.
When cold the resist glaze is chipped off and the pot cleaned up and waxed.
He makes individual Raku work (from £100 to £5000).
Many are black and white with linear decoration or burnished with muted coloured slips.
His pieces have been acquired for both public and private collections and are exhibited widely across the UK and abroad. He is a Fellow of the CPA, a full member of the Devon Guild of Craftsmen (Chairman of the selection Committee 1996-1998) and a Member of the West Country Potters Association.
Work currently available from his studio at Woodbury, Bettles Gallery - Ringwood, Hants., Stour Gallery - Shipton on Stour. CPA Gallery - London, Porthminster Gallery - St Ives, Inspirations Art Gallery - London
Available for lectures and workshops, although notice is required as often heavily committed.
The pieces are usually thrown, although recent pieces are handbuilt.
Bisque-firing is in a conventional gas kiln to 1060 degrees Celcius.
Many pieces have a 'resist' slip and glaze applied and are then fired in a 'top hat' glass-fibre kiln to around 1000 degrees Celcius, before removal when red-hot to a smoking chamber.
When cold the resist glaze is chipped off and the pot cleaned up and waxed.
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